Orvieto
Orvieto

La magia della città sotterranea

La città di rilevante interesse storico-artistico e di grande attrazione turistica più vicina all’agriturismo Casale dei Gelsi, ad appena 10 chilometri, è l’etrusca Orvieto, assolutamente da visitare, in provincia di Terni (Umbria) e al confine con il Lazio. E’ adagiata su una rupe tufacea nel bel mezzo della valle del Paglia, un’alta collina che dà il nome anche al Paglia, uno dei più importanti affluenti del Tevere sulla sponda destra . Il nome di Orvieto deriva dal latino Urbs vetus e vuol dire “città vecchia”. Fu occupata dai Longobardi dopo essere stata più volte conquistata e perduta da Goti e Bizantini. Dopo il periodo comunale entra a far parte dello Stato della Chiesa fino all’Unità d’Italia.

Orvieto è rinomata, fra l’altro, per il suo ottimo vino bianco e per la kermesse Umbria Jazz Winter.

I Comuni limitrofi sono: Lubriano, Montecchio, Porano, San Venanzo, Bagnoregio, Bolsena, Castiglione in Teverina, Civitella d’Agliano, Todi, Allerona, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Ficulle.

Da vedere: Orvieto è famosa soprattutto per il suo Duomo, monumento-simbolo della città, massima rappresentazione dell’architettura gotica, iniziato nel 1290 e proseguito da Lorenzo Maitani, dov’è sintetizzato il meglio dell’arte orvietana. Il Duomo, battezzato il Giglio d’oro delle Cattedrali, venne costruito per ospitare la reliquia del Corporale legata al miracolo dell’Eucarestia avvenuta nel 1264 a Bolsena. Stupenda la facciata che riporta, oltre al ciclo mariano rappresentato da mosaici su sfondo oro, le sculture di Maitani, Andrea Pisano, Orcagna e Petruccio di Benedetto. Maestoso l’interno – tre navate su pilastri cilindrici e con tetto a travature scoperte – abbellito da affreschi del Beato Angelico che dipinge volta, lunette e zoccolo nella Cappella Nuova, Gentile da Fabriano che affresca una Madonna nella navata sinistra e Luca Signorelli che lascia un ciclo di affreschi. Nella piazza del Duomo sorge anche il Palazzo dei Papi, fatto costruire da Bonifacio VIII, che ospita il Museo dell’Opera del Duomo. Il cuore della città è piazza della Repubblica dove si affaccia la chiesa di S. Andrea (XI sec.). Di lato sorge il Palazzo Comunale (rifatto nel Cinquecento da Ippolito Scalza). Altro edificio civile è il Palazzo del Popolo, iniziato nel 1157, mentre risale al XVI secolo Palazzo Monaldeschi della Cervara e al XIII secolo il Palazzo dei Sette. Oltre ai palazzi merita visitare il famoso Pozzo di San Patrizio, imponente opera di ingegneria idraulica costruita da Antonio da Sangallo il Giovane per volere di Clemente VII. L’originale struttura di Antonio da Sangallo è a doppia elica e raggiunge circa 60 metri di profondità con una discesa illuminata da 76 finestre. Attigua al pozzo è ubicata la fortezza Albornoz del 1364 costruita per ordine del cardinale omonimo, unico vero edificio militare della città. Da visitare anche il massiccio edificio in tufo: Palazzo Soliano che ospita il Museo Emilio Greco. Le memorie delle città e i reperti greci ed etruschi si possono osservare nel Palazzo Faina, sede del Museo “Claudio Faina” (piazza Duomo). D’interesse anche le chiese di S.Francesco (XIII sec.), S.Giovenale, S.Domenico.

Pozzo di San Patrizio – D’impatto la struttura del pozzo, una delle tappe del tour di 3 giorni proposto dal Casale dei Gelsi (itineriario San Casciano-Orvieto-Civita di Bagnoregio): il pozzo, progettato da Sangallo il Giovane (1527-37), consta di una camera cilindrica del diametro di 13 metri che scende alla profondità di 62 metri e attorno alla quale si snodano a spirali sovrapposte due ampie scale a chiocciola di 248 gradini l’una (non si incontrano mai), illuminate da 72 finestroni. Il pozzo, che giunge a toccare le acque delle fonti di S. Zero, fu fatto costruire per volontà di Clemente VII al fine di garantire ad Orvieto gli approvvigionamenti d’acqua in caso di assedio. Il nome del pozzo richiama la figura del santo evangelizzatore d’Irlanda, san Patrizio appunto, solito pregare in una caverna profonda, in un isolotto dell’isola di Derg, per entrare in contatto con l’universo spirituale. Un cammino al termine del quale s’incontro la sorgente della vita: l’acqua.

Orvieto underground – Imperdibile il fantastico e per certi versi irreale tour alla scoperta dell’Orvieto nascosta (tutte le info sul sito: www.orvietounderground.it). Sotto la città si sprigiona un magico labirinto di grotte, cunicoli, scale e stanze inattese. Grazie alla speciale conformazione orografica, gli antichi abitanti, nel corso di 2.500 anni, hanno scavato un incredibile numero di cavità che rappresentano un concentrato di informazioni storico-archeologiche per ricostruire le origini della città. Angoli dell’etrusca Velzna sembrano rivivere in queste strutture ipogee rimaste intatte, assieme all’eco dei periodi medioevale e rinascimentale che proviene da questa seconda città. Un viaggio sicuramente emozionante.

Dintorni – Si raccomandano la passeggiata alla necropoli Etrusca (VI sec. a. C. – III a. C.) dove poter ammirare le tombe a camera costruite in blocchi di tufo, la visita all’Abbazia dei SS. Severo e Martirio e al pittoresco centro di Bagnoregio, patria di San Bonaventura (a 20 km), famoso per la singolare frazione di Civita, la “città che muore”.

Casale dei Gelsi → Orvieto 17.5km

Immagini Orvieto

Curiosità : Antonio da Sangallo il giovane

Il suo nome è inscindibilmente legato a queste terre e la sua fama internazionale riecheggia grazie alle opere che abbelliscono Orvieto, Roma, Montefiascone, Firenze e gli interventi di ristrutturazione in molte zone della regione Tuscia, dell’Umbria e del Lazio. Stiamo parlando dell’architetto Antonio da Sangallo il Giovane, alias Antonio Cordini (Firenze 1484-Roma 1546), che superò la fama degli zii Giuliano e Antonio il Vecchio. A Roma incontrò Donato Bramante di cui divenne allievo. Lo stile e le tecniche di Antonio da Sangallo sono plasmate dall’arte del maestro. Fu architetto e ingegnere militare al servizio dei papi Leone X, Clemente VII, e Paolo III: applicò il suo ingegno tanto all’architettura militare quanto all’architettura civile e religiosa.

Per quanto riguarda gli esempi di architettura militare, il Sangallo si può considerare il creatore del sistema bastionato moderno, con baluardi poligonali: costruì il Pozzo di Orvieto, noto come pozzo di San Patrizio, con duplice scala spiraliforme a chiocciola (le due scale non si incontrano mai…), oltre alle Rocche pontificie di Ancona e di Civita Castellana, i bastioni di Roma, la Rocca Paolina di Perugia (distrutta da una sommossa popolare nel 1848). In questi luoghi umbro-laziali-toscani facilmente raggiungibili dal B&B Casale dei Gelsi, altri lavori vantano la mano dell’architetto fiorentino: per Paolo III, prima Cardinale Farnese, Antonio realizzò la ristrutturazione della Rocca di Montefiascone (1519), due tempietti nell’Isola Bisentina del lago di Bolsena, lavori a Nepi per la fortezza (1540 e seguenti) e quindi i lavori per la capitale del Ducato di Castro. Portano sempre la sua firma i lavori di scavo della cava Paolina in località Marmore sul fiume Velino, opera di ingegneria idraulica iniziata nel 1545 e completata nel 1547 dopo la morte di Sangallo (Terni, 1546).

Un vero e proprio centro di documentazione e studio sull’architetto fiorentino si trova nella Rocca dei Papi a Montefiascone dove sorge il museo dedicato all’artista: si possono osservare i plastici delle opere compiute nell’Alto Lazio e nel territorio farnesiano. L’interno del museo è suddiviso in diverse sale al piano terreno della Rocca. La visita prenda il via con una sezione a carattere tematico sulla presentazione delle maggiori creazioni romane dell’architetto. Si prosegue poi con l’illustrazione delle tecniche e delle tipologie che contraddistinguono le opere. Ogni sala propone una ricca documentazione fotografica dei disegni originali, i plastici delle più significative opere e i calchi in gesso dei particolari costruttivi.

Antonio da Sangallo diede luce alle sue opere principali a Roma: la solenne chiesa in mattoni e travertino di Santa Maria di Loreto, presso la Colonna Traiana, la Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, lasciata incompiuta da Jacopo Sansovino; la Cappella Paolina e la Sala Regia dei Palazzi Vaticani e le aggiunte alle mura ed alle fortificazioni della Civitas Leonina (Bastione Sangallo); la parte inferiore dello splendido cortile di Palazzo Farnese, sobrio ed elegante, ispirato dalla struttura esterna del Colosseo ed in seguito completato da Michelangelo. Poco distante, in Via Giulia, l’architetto edificò la sua stessa dimora, oggi nota come Palazzo Sacchetti, radicalmente rimaneggiata nel corso dei secoli successivi. Dopo il sacco di Roma, Antonio si dedicò prevalentemente ai lavori fuori città, soprattutto in veste di architetto militare (pozzo di San Patrizio a Orvieto e fortificazioni di Ancona).

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